Nel 1906 Galileo Chini, che proprio in quell’anno assieme al cugino Chino aveva fondato le Fornaci, dopo aver lasciato “l’arte della ceramica di Fontebuoni” , partecipa ad una importante campagna di restauri all’interno della millenaria Pieve romanica di San Lorenzo.
Dei suoi lavori rimane attualmente quello più impegnativo, il grande dipinto del catino absidale, raffigurante il Redentore in trono tra i santi Lorenzo e Martino, antichi protettori del Comune di Borgo San Lorenzo.
Probabilmente una delle prime prove artistiche di Galileo nel Mugello (almeno dopo la fondazione delle Fornaci), ma di segno evidente della fama che lo precedeva nella terra di origine della sua famiglia, il dipinto evidenzia alcuni importanti caratteri della sua arte.
Abbandonati momentaneamente gli stilemi manifestamente liberty, in quest’opera il pittore compie un notevole adattamento della sua produzione al carattere sacro ed austero dell’edificio destinato ad ospitarla permanentemente. Pertanto esegue una composizione dal tono chiaramente neomedioevale (in consonanza anche con un gusto dell’epoca), nella quale confluiscono in una ben equilibrata sintesi le molteplici esperienze culturali del pittore che, non deve essere dimenticato, aveva svolto per anni a Firenze anche una intensa attività di restauratore di pitture antiche nelle chiese di Santa Maria Maggiore, Santa Trinità e Santa Croce.
La solenne, ieratica solidità delle figure, di tono quasi romanico, si accorda felicemente a notevoli raffinatezze decorative perfettamente moderniste, che intervengono a fare di questo impegno di Galileo molto più di una semplice pittura neomedievale.
Sono da apprezzare le notevoli qualità dell’incisivo disegno, che raggiunge forse il suo apice nella splendida fascia decorativa inferiore del catino, nella quale preziosità grafiche e cromatiche, si uniscono ad eleganze squisitamente moderne e memori della formazione liberty del loro autore.
Altre realizzazioni delle Fornaci e di Galileo Chini arricchivano in passato la Pieve di San Lorenzo ma sono scomparse nel corso dei decenni.
In particolare, nel 1907 la cappella maggiore era stata fornita di due cancellate in ferro battuto eseguite dal fabbro Carlo Torelli su disegno di Galileo, ed il Niccolai (1914) ricorda la decorazione della cappella del fonte battesimale, mentre nel 1919 Galileo e Chino avevano realizzato un altare votivo dedicato alla Madonna della purità.
Itinerario Liberty - Planning and Realization - Stefano Pelosi - www.stefanopelosi.it